giovedì 2 settembre 2010

parole sacre

Rifugiarsi nelle proprie debolezze per non essere sopraffatti.
Le parole danno forma alla realtà; il rischio di perdersi in una caduta senza tonfo; la lotta con la propria mente; sapere che non saprai mai come vorresti.
Staring at the world, stare su un rialzo, un marciapiede, che ti allontana dalle cose degli altri.
Il tempo. Ragionamenti umili che ne negano altri superbi. Una ricerca, un'attitudine primordiale che ci consegna alla Storia; siamo unici, ma soli; guardare le proprie mani e sentire il respiro dei secoli.
Accontentarsi dell'imperfezione, commuoversi per l'errore, consegnare la conoscenza all'essenza.
Quante strade percorriamo, passi, milioni; lo spazio sembra un film, non è meno di un soffitto in muratura. Alcune note ci riempono il cuore ma non ci fanno entrare nell'infinito. Dio
Apprezzare i sorrisi, grim faces la miseria del vivere, le miserie altrui, le nostre.
Cercare l'amore, guardarlo negli occhi. Temere; ma di cosa aver paura?
Morire e non esserci mai stati, morire e rinascere nella luce.
Seguire i passi polverosi di Gesù, regalarsi; regalarsi, non conservare le proprie convinzioni.
Essere, di Dio. Però non arrendersi.

lunedì 3 agosto 2009

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Uno pensa che 'amare il prossimo' sia un'espressione da catechismo, una frase grande e lontana. Poi sta una settimana con 28 bambini, 24 ore per sette, dedicate tutte a loro.
Amarli non solo è possibile, ma è anche bello.
Edificare gli altri; fare del bene e costruire.
L'importanza, la bellezza del servizio emergono senza cercarle,permeano tutto.
Rivedersi nei lupetti che giocano, piangono, litigano è un deja vu commovente; penso che questi bambini stanno formando il proprio futuro e sento nell'aria la vita.
Ogni momento è perfetto, niente deve essere abbandonato alla routine.
Servire gli altri, servirsi a vicenda è veramente espressione dell'amore di Dio.
Provare per credere.

domenica 15 febbraio 2009

Domande e risposte, qualche riflessione :)

Una riflessione organizzata per domande e risposte su invito di un amico.
raccoglie alcuni miei pensieri che ho già in parte pubblicato, ampliati.


Come faccio a credere in Dio?

Per credere sono fondamentali una buona conoscenza della materia e in seguito il vero e proprio atto di fede.


La buona conoscenza è fondamentale sia per chi critica, sia per chi si dice credente.
L'analfabetismo religioso, come lo ha definito più volte il Cardinale Bagnasco , non permette di approcciarsi alle questioni religiose fruendo della propria libertà intellettuale, perchè di fatto si ha un'opinione altrui, veicolata dai media, dagli amici, dall'ambiente in cui si vive: di sicuro non formatasi come atto intimo e personale. Quindi ci si forma un'idea basata su convinzioni erronee, conoscenza parziale, interpretazioni tese a screditare senza motivare.
Questo pericolo esiste anche nel senso opposto. Dirsi credenti senza conoscere quello in cui si crede (brevemente: la conoscenza della bibbia, della tradizione ecclesiastica e della dottrina) è un'affermazione azzardata che nasconde in svariati casi una fede 'in generale', quindi molto debole di fronte agli attacchi esterni, quali potrebbero essere lo sconforto, l'incredulità, la vuotezza trasmessaci da molte realtà e inoltre poco motivabile di fronte agli altri ma soprattutto di fronte a se stessi e ai propri naturalissimi dubbi.

Una persona che conosce i vangeli, la dottrina (e quindi il catechismo, per esempio), gli avvenimenti storici, la storia della Chiesa (etc...) ha una buona base per avere fede in Gesù e in quello che ha detto, la strada che ci ha indicato.
La domanda da porsi quindi è:
Conosco ciò in cui dovrei/vorrei/non vorrei/mi piacerebbe credere?
La risposta è un po' no per tutti. Chi infatti può dire di sapere tutto?
La cosa fondamentale è non smettere mai di leggere il Vangelo e la Bibbia, di pregare, di lasciarsi attrarre da Gesù. Per chi non lo fa è più difficile iniziare, ma questa difficoltà iniziale, che, lo ammetto, è difficile da superare, non deve mai portare a desistere nella ricerca di Dio.
Altra domanda provocatoria:
Che senso avrebbe credere se tutto fosse ovvio, scientificamente provato e dimostrabile?
La vita di Gesù e la sua stessa persona sono il Mistero.
La fede si immerge nel Mistero, lo celebra, lo lascia agire anche se a volte non lo capisce.

Entra qui in gioco l'atto di fede che, attenzione,
non è un atto che parte dalla persona e va a cercare Dio.
Questa è forse la cosa più importante da dire sulla fede.
Molti tra noi, tra cui me, hanno sicuramente sperimentato che noi non siamo in grado di trovare Dio se lo cerchiamo con elucubrazioni filosofiche.. O meglio, possiamo 'fare finta', sperare, di averlo trovato. A Dio non si dà la caccia, non lo si insegue.
Per quanto posso dire bisogna fare un passo più lungo della gamba, disporsi a ricevere Dio, con i sacramenti, con la preghiera, con la fiducia, con il riconoscimento del fatto che tutto si ricapitola in una persona vissuta 2000 anni fa; siamo noi a farci trovare.
La storia dell'uomo, i suoi sentimenti, i suoi errori, le sue grandi azioni, l'amore, il grande mistero del dolore e del male.
Tutto è sublimato in Cristo. Lui ha detto: ''Io sono la via, la verità, la vita.”
Non un lungo elenco di regole e regolette; chi lo cerca, chi lo ama, cerca Dio e ama Dio.
Gesù è il tramite, con il suo stesso corpo tra l'uomo e Dio: è Dio stesso che si è fatto uomo: non solo un uomo né solo un Dio, ma entrambi! Sintesi perfetta del Creatore e del Creato. Dell'amore vicendevole di Dio che ci ama come un padre e di noi che lo cerchiamo, lodandolo e affidandoci a lui e al suo Disegno.
Il peccato così si configura, 'semplicemente' come chiudere la porta, allontanarsi, disinteressarsi, consapevolmente o no. Non quindi un elenco di casi peccaminosi, ma un'unica grande risposta, un'unica grande porta da aprire un sì o un no: il famoso libero arbitrio.
In vita non abbiamo grandi cose da fare: è un sì o un no; con tutte le conseguenze della rispettiva scelta.

Questa non vuole essere una dimostrazione che la fede è facile, perchè purtroppo è difficile discernere e districarsi tra i propri pensieri e gli stimoli esterni e canalizzare il tutto nell'atto di fede.
Di sicuro la fede non va intesa con spirito scientifico.
La scienza è solo un abilità dell'uomo che ha il suo campo di indagine ma non è onnipotente.
La fede riguarda altre tematiche e non può essere, né va dimostrata.


Perchè dovrei credere in Dio?

Questa domanda si sente porre molte volte. Ho bisogno di Dio? Per molti la risposta è no.
Le cause possono essere molteplici. La società che ci fa vivere sempre di corsa, ci riempie di impegni e di distrazioni e lentamente ci svuota dentro.
Se sto bene così perchè devo sforzarmi di credere?
L'anelito dell'uomo verso Dio è vecchio come l'uomo stesso e si manifesta nelle forme più svariate.
C'è chi trova Dio nella sofferenza, chi nella gioia, chi nella bellezza della natura, chi nel servizio al prossimo, chi nell'amore. Questa 'scintilla divina' è stata ed è spesso sminuita ed interpretata come il rifugio dell'uomo che, debole, ha bisogno di certezze e di appigli.
Oppure è stato detto che la religione è l'oppio dei popoli, un freno alle passioni etc.. etc..
l'idea di Dio, astratta e 'lontana' è facilmente soggetta a questi attacchi; ciò che non è attaccabile, che costituisce pietra d'inciampo per qualsiasi filosofo, pensatore o mangiapreti da 4 soldi è Gesù.
Dio si è disvelato nella storia, al popolo israelitico, lo leggiamo nell'Antico Testamento, con il linguaggio e il pensiero degli uomini del tempo. Con Gesù Dio ci ha detto tutto.
Non abbiamo più bisogno di altre prove o eventi. Il perchè del credere si trova in Cristo.
Per un credente tutto viene fatto in Cristo.Non c'è hobby, distrazione, malessere che tenga.
Il perchè credere per un credente è una domanda di poca importanza, perchè questi sperimenta con l'atto di fede, vive certe cose, le sente. Si abbandona a Dio, alla sua volontà.
Cessa di confidare solo in se stesso (o in nulla se ha scarsa autostima) e confida in Chi è sicuro, vero, giusto. Che senso ha affidarsi solo al proprio cervello, imperfetto e in fondo egoista.
Perchè perdersi nei meandri della riflessione fine a se stessa o peggio, tesa a giustificare le proprie azioni o non-azioni.

Il perchè lo si trova pregando, essendo Chiesa, celebrando la Messa, nella sequela di Cristo.
Non lo si troverà MAI se non siamo disposti a trovarlo.
E' come se cercassimo una cosa in una stanza buia. Cristo è la luce. Noi dobbiamo 'solo' premere l'interruttore.

mercoledì 28 gennaio 2009

Sul Peccato originale e sulla prescienza che Dio ne aveva

Mia domanda, posta ad un padre domenicano, docente di teologia morale, che risponde sul sito www.amicidomenicani.it a vari quesiti.
Sua successiva risposta. Molto chiarificante e profonda.


Caro Padre Angelo,
le scrivo per la terza volta, in questo caso per chiederle un chiarimento sulla dottrina del peccato originale.
Le confesso che nonostante mi ponga senza pregiudizi scientisti nei confronti del racconto biblico non penso, sinceramente, che storicamente i fatti si siano svolti in quel modo, anche se tento in tutti i modi di approfondire questo tema e so che non si riduce ad una narrazione storico-cronachistica ma esprime il fulcro del rapporto uomo-Dio e della Creazione.
Il fatto è che il peccato originale mi sembra una di quelle cose che si rifanno ad una concezione buia del rapporto uomo-Dio. Siamo d'accordo che l'uomo pecca; il peccato principe è forse la ùbris (Adamo ed Eva), ma attribuire a questo un fatto inserito nella storia, come se fosse stato un distacco puntuale mi sembra quasi mitologico e poco religioso.
La domanda finale che le pongo è: Dio Onnipotente e Onnisciente poteva non sapere che Adamo ed Eva ''si sarebbero comportati male''? Se si, forse mi sembrerebbe sminuente per Dio.
Tutto il rapporto uomo-Dio è regolato dal libero arbitrio, su questo non ci piove, ma al di sopra di questo c'è la domanda che forse avrà risposta solo alla fine dei tempi.
Perchè Dio ci ha creati sapendo che avremmo creato uno strappo?

etc.. etc.. saluti etc.. :)


Caro Francesco,
1. A giganti del pensiero, quali S. Agostino e S. Tommaso, l’evento del peccato originale, come atto compiuto dai nostri progenitori, non appariva quasi mitologico e poco religioso.
Era per loro la risposta più normale che Dio potesse dare al problema della presenza del male nel mondo: se Dio è buono e onnipotente, perché esiste il male?
Anche per me non esiste altra risposta.

2. Certamente i primi capitoli della Genesi non vanno letti secondo i nostri criteri storiografici.
Già nel 1948 il segretario della Pontificia Commissione Biblica, in una lettera molto autorevole scritta al Card. Suhard, scriveva: “iprimi undici capitoli della Genesi... riferiscono in un linguaggio semplice e figurato, adattatoalle intelligenze di un'umanità meno progredita, le verità fondamentali presupposteall'economia della salvezza e in pari tempo la descrizione popolare delle origini del genereumano e del popolo eletto” (16.1.1948).
Il testo sacro, parlando dell’albero della conoscenza del bene e del male fà capire che non si tratta di un albero materiale come quelli che noi vediamo.
È evidente l’allusione ad un fatto di ordine spirituale.
Per la Bibbia di Gerusalemme si tratta della “facoltà di decidere da se stessi ciò che è bene e ciò che è male, e di agire di conseguenza: una rivendicazione di autonomia morale con la quale l’uomo rinnega il suo stato di creatura.
Il primo peccato dell’uomo è stato un attentato alla sovranità di Dio, una colpa di orgoglio. Questa rivolta si è espressa concretamente con la trasgressione di un precetto posto da Dio e qui rappresentato sotto l’immagine del frutto proibito”.

3. Circa l’accadimento del peccato originale come atto ecco che cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Il racconto della caduta (Gen 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all'inizio della storia dell'uomo (cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 13). La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori (Concilio di Trento, DS 1513; Pio XII, Humani generis, DS 3897; Paolo VI, discorso dell'11 luglio 1966)” (CCC 390).

4. Alla seconda domanda, che è antica e perenne insieme: Perchè Dio ci ha creati sapendo che avremmo creato uno strappo, S. Agostino risponde: “Dio, essendo sommamente buono, non permetterebbe in alcun modo che nelle sue opere ci fosse il male se non fosse così potente e buono da trarre il bene anche dal male” (Enchirid. 11).
Dice ancora il medesimo Santo che Dio è così onnipotente che converte il male in bene: “Dio sa fare buon uso non solo delle cose buone, ma anche di quelle cattive” (De Civitate Dei 14,27).
E S. Tommaso: “Appartiene all’infinita bontà di Dio il permettere che vi siano dei mali e da essi trarre dei beni” (Somma teologica, I, 2, 3, ad 1).

5. Quale sia tutto il bene che Dio ne ricava è impossibile per ora saperlo. Il più delle volte vediamo solo gli effetti immediati del male.
Tuttavia qualcosa vediamo già: “Dal più grande male morale che mai sia stato commesso, il rifiuto e l'uccisione del Figlio di Dio, causata dal peccato di tutti gli uomini, Dio, con la sovrabbondanza della sua grazia, (Cf Rm 5,20) ha tratto i più grandi beni: la glorificazione di Cristo e la nostra Redenzione. Con ciò, però, il male non diventa un bene” (CCC 312).
Per questo La Chiesa, nella liturgia del Sabato Santo, fa sue le parole di S. Ambrogio: “O felice colpa che ci hai meritato un così grande Redentore”.

6. Sono interessanti le risposte che il Catechismo della Chiesa Cattolica offre alla tua domanda:
- “A questo interrogativo tanto pressante quanto inevitabile, tanto doloroso quanto misterioso, nessuna rapida risposta potrà bastare” (CCC 309).
- “Così, col tempo, si può scoprire che Dio, nella sua Provvidenza onnipotente, può trarre un bene dalle conseguenze di un male” (CCC 312).
- “L’insieme della fede cristiana che costituisce la risposta a tale questione: la bontà della creazione, il dramma del peccato, l'amore paziente di Dio che viene incontro all'uomo con le sue Alleanze, con l'Incarnazione redentrice del suo Figlio, con il dono dello Spirito, con il radunare la Chiesa, con la forza dei sacramenti, con la vocazione ad una vita felice, alla quale le creature libere sono invitate a dare il loro consenso, ma alla quale, per un mistero terribile, possono anche sottrarsi” (CCC 309).

7. E infine ecco una grande affermazione, che lo stesso Catechismo evidenzia: “Non c'è un punto del messaggio cristiano che non sia, per un certo aspetto, una risposta al problema del male” (CCC 309).
Si può applicare anche alla tua domanda quanto Giovanni Paolo II scrive nell’enciclica Salvifici doloris: “La sofferenza è presente nel mondo per sprigionare amore, per far nascere opere di amore verso il prossimo, per trasformare tutta la civiltà umana nella "civiltà dell’amore". In questo amore il significato salvifico della sofferenza si realizza fino in fondo e raggiunge la sua dimensione definitiva...
Cristo allo stesso tempo ha insegnato all’uomo a far del bene con la sofferenza e a far del bene a chi soffre” (SD 30).

8. San Paolo ha detto: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28).
È in quest’orizzonte che si deve cercare la risposta definitiva alla tua domanda.
Allora si può comprendere la bella testimonianze di san Tommaso Moro, il quale poco prima del martirio consola la figlia dicendo: “Nulla accade che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio” (cfr. Liturgia delle Ore, III, Ufficio delle letture del 22 giugno).
E si può comprendere anche quanto disse Giuliana di Norwich: “Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene...: «Tu stessa vedrai che ogni specie di cosa sarà per il bene»” (Rivelazioni dell'amore divino, 32].

Ecco quanto sono riuscito a dirti per portare un pò di luce alle domande che giustamente ti poni per rendere più sicura la tua fede.
Ti assicuro anche la mia preghiera perché la tua testimonianza possa essere sempre più incisiva.
Ti ringrazio per il ricordo nella preghiera, ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo

sabato 3 gennaio 2009

In corsivo le domande di un utente di un forum cui partecipo(Ubuntu forum);
in grassetto e poi fino a fondo post la mia prima risposta.
Per quale ragione credete che il testo sacro della Bibbia sia veramente un testo proveniente da Dio? Quale tipo di evidenza ve lo fa razionalmente credere? Credo che una persona con un minimo di cultura non possa esimersi dal porsi queste domande.

Per quale ragione oltre a credere genericamente in Dio pensate che fra le alternative presenti al mondo, quello “vero” e “giusto” sia quello adorato storicamente nel paese in cui siete nati e vivete?
Se foste nati in Iran sareste comunque cristiani cattolici o sareste musulmani?

Cercherò di porre le domande in ordine gerarchico, dalla più completa alla più specifica

Ipotizziamo che un Dio esista e che la cosa sia accettata da tutti: a questo punto bisogna chiedersi se il Dio vero, colui ci ha creato, sia uno dei tanti dei che si adorano sulla Terra oppure se sia una figura diversa.

Ipotizzando che quello “giusto” sia uno di quelli già adorati sulla Terra per quale ragione credete che il creatore sia il Dio cristiano e in particolare quello cattolico?

La religione cristiana è diversa dalle altre perchè, come dice il nome stesso risiede tutta in Cristo. Dio è sceso tra gli uomini, Cristo è divenuto la via, la verità e la vita per l'umanità brancolante nel buio del peccato, del dubbio e della morte.
Quindi io, cattolico credente e praticante penso che la tua comprensibile domanda trovi risposta nella sostanziale differenza: nel Cristianesimo l'uomo non ha cercato Dio, definendolo, Dio ha parlato all'uomo, Dio è stato presente tra gli uomini, si è rivelato.



Infatti temo che il fatto si creda nella divinità X piuttosto che nella divinità Y piuttosto che in quella Z, per la maggior parte dei credenti, sia frutto dell'indottrinamento da parte dei genitori, che a sua volta e' in funzione della località geografica da cui provengono.
Quindi, l' appartenenza a una religione piuttosto che all'altra sembra essere un fatto principalmente casuale, come avere la pelle nera o quella bianca: dipende da quello che fu il colore della pelle dei genitori.


Noi non possiamo sapere in quali maniere Dio agisce. Io sono nato in una famiglia cattolica, paese cattolico, cultura cattolica ma basta guardarsi intorno e si vedranno missioni in Africa, un coriaceo Cristianesimo in Cina, un forte sentimento cristiano nelle Americhe.
L'evangelizzazione serve appunto a far conoscere Cristo, a parlare di Lui e a trasmettere la 'buona novella'. Io non vedo le religioni e chi le professa come squadre di calcio e tifosi, tutti equiparabili, tutti risvolti della stessa cosa. La verità esiste questo è sicuro; beh, io penso e spero che la verità stia nel Cristianesimo, basandomi sui vangeli e sul grande impatto nella storia del Cristianesimo, i grandi santi etc..
Quindi le somiglianze tra le religioni sono normali: l'uomo ha in sè qualcosa che lo fa tendere al divino.. Cerca Dio, in vari modi e in diversi ambiti. Il cristianesimo costituisce la risposta, secondo me, a questa continua domanda per i motivi che ho detto più sopra. Rispetto le altre religioni e mi sento fraternamente vicino a chiunque cerchi Dio ma penso che la verità stia in Cristo. Ovvio che se invece pensassi che tutte le religioni sono uguali e hanno la stessa possibilità di essere vere la questione del 'dove nasci' e 'chi ti educa' sarebbero di ben altra importanza.



Oltre alle risposte in grassetto vorrei rispondere a una probabile obiezione.
''Tu sei superbo nel dire che la religione cristiana è quella giusta''
Io partendo da presupposti storici, evidenze storiche, vite di grandi uomini, e soprattutto per fede (non cieca ignoranza ma fervida speranza corrisposta) ritengo di potermi fidare, di potermi abbandonare a Cristo, indubitabilmente esistito e penso che le altre religioni siano nostre sorelle, qualcuno con cui dialogare, qualcuno con cui attendere che tutto sia chiaro, in Dio.


Inoltre mi sento di dissentire con chi si definisce Cristiano o addirittura cattolico e poi usa parole di fuoco, parziali, pretestuose, rabbiose contro la Chiesa voluta da Cristo e affidata allo spirito santo. Una Chiesa di cui moltissimi cattolici si fidano, noi siamo Chiesa. Sono convinto e credo che non sia difficile intravedere che molte delle indignazioni di chi spara a zero sulla Chiesa siano frutto della degenerazione dell'uomo.
Non rispondetemi su quest'ultima cosa perchè so che la discussione sarebbe infruttuosa e incompleta.
Pensate solo al fatto che non tutto ciò che appartiene al senso comune è giusto e vero e che lo stesso Cristo sembrava un pazzo e fu messo a morte. Fidarsi solo della propria ragione, della propria ùbris e di una mentalità scientista o corrotta (nel senso di deteriorata) dalla fatica di vivere mi pare, questo sì, una sottomissione a logiche erronee.
Se chi critica conoscesse(almeno) di cosa parla e cercasse davvero la verità credo cambierebbe spesso idea(esperienza personale)
Andiamo oltre alla scomodità di certe cose che ci punzecchiano e paiono fatte per infastidirci, probabilmente il motivo è che dovremmo cambiare noi, in meglio.

domenica 14 dicembre 2008

Riporto un intervento che ho fatto in un forum sull'argomento fede.


Come ho sentito dire personalmente dal Card.Bagnasco e come comunque è noto, esiste una ragionevolezza del credere.

Per 'credere' sono fondamentali una buona conoscenza della materia e in seguito il vero e proprio atto di fede.
Vorrei dire qualcosa in proposito.

La buona conoscenza è fondamentale sia per chi critica, sia per chi si dice credente. L'analfabetismo religioso, come lo ha definito il Cardinale, non permette di approcciarsi alle questioni religiose fruendo della propria libertà in quanto persone dotate di intelletto e quindi ci si forma un'idea basata su convinzioni erronee, nella nostra società spesso create dai media o da correnti di pensiero dominanti.

Questo pericolo esiste anche nel senso opposto. Dirsi credenti senza conoscere quello in cui si crede (brevemente: la conoscenza della bibbia, della tradizione e della dottrina) è un'affermazione azzardata che nasconde in svariati casi una fede 'in generale', quindi molto debole di fronte agli attacchi esterni, quali potrebbero essere lo sconforto, l'incredulità, la vuotezza trasmessaci da molte realtà e inoltre poco motivabile di fronte agli altri ma soprattutto di fronte a se stessi e ai propri naturalissimi dubbi.

Fin qui ho parlato della conoscenza per giungere alla ragionevolezza del credere. Una persona che conosce i vangeli, la dottrina (e quindi il catechismo, per esempio), gli avvenimenti storici, la storia della Chiesa (etc...) ha una buona base per avere fede in Gesù e in quello che ha detto, la strada che ci ha indicato.

Entra qui in gioco l'atto di fede che, attenzione, non è un atto che parte dalla persona e va a cercare Dio.
Molti tra noi, tra cui me, hanno sicuramente sperimentato che noi non siamo in grado di trovare Dio se lo cerchiamo con elucubrazioni filosofiche.. O meglio, possiamo 'far finta', sperare, di averlo trovato.
Per quanto posso dire bisogna fare un passo più lungo della gamba, disporsi a ricevere Dio, con i sacramenti, con la preghiera, con la fiducia, con il riconoscimento del fatto che tutto si ricapitola in una persona vissuta 2000 anni fa; siamo noi a farci trovare.
Il peccato così si configura, 'semplicemente' come chiudere la porta, allontanarsi, disinteressarsi, consapevolmente o no. Non quindi un elenco di casi peccaminosi, ma un'unica grande risposta, un'unica grande porta da aprire un sì o un no: il famoso libero arbitrio :)

Questa non vuole essere una dimostrazione che la fede è facile, perchè è difficile discernere e districarsi tra i propri pensieri e gli stimoli esterni e canalizzare il tutto in un'unica direzione. Un forte aiuto è di sicuro la preghiera, apre la mente.

Ho scritto questo mattonazzo stimolato dall'affermazione di Chiara sul Credo quia absurdum est di Tertulliano, se non erro(probabile il contrario), con la quale non concordo pienamente.

io preferisco la arci-nota Credo ut intelligam, intelligo ut credam di S.Agostino.

sabato 1 novembre 2008

La vita è un dono

Nessuno viene al mondo per sua scelta, non è questione di buona volontà
Non per meriti si nasce e non per colpa, non è un peccato che poi si sconterà
Combatte ognuno come ne è capace
Chi cerca nel suo cuore non si sbaglia
Hai voglia a dire che si vuole pace, noi stessi siamo il campo di battaglia
La vita è un dono legato a un respiro
Dovrebbe ringraziare chi si sente vivo
Ogni emozione che ancora ci sorprende, l'amore sempre diverso che la ragione non comprende
Il bene che colpisce come il male, persino quello che fa più soffrire
E' un dono che si deve accettare, condividere poi restituire
Tutto ciò che vale veramente che toglie il sonno e dà felicità
Si impara presto che non costa niente, non si può vendere né mai si comprerà
E se faremo un giorno l'inventario sapremo che per noi non c'è mai fine
Siamo l' immenso ma pure il suo contrario, il vizio assurdo e l'ideale più sublime
La vita è un dono legato a un respiro
Dovrebbe ringraziare chi si sente vivo
Ogni emozione, ogni cosa è grazia, l'amore sempre diverso che in tutto l'universo spazia
e dopo un viaggio che sembra senza senso arriva fino a noi
L' amore che anche questa sera, dopo una vita intera, è con me, credimi, è con me.



Canzone stupenda di Renato Zero che sembra una preghiera.
Metto sotto anche un video..

martedì 14 ottobre 2008

Vita e morte

Mi è capitato proprio oggi di ricevere la notizia che un'amica di famiglia,di mezz'età, sposata, con due figli, malata da tempo, è mancata.
I miei famigliari, per motivi privati, hanno accusato molto questa perdita.
Questo mi ha portato a riflettere sulla morte, ma prima di tutto sulla vita..

Viviamo, abbiamo i nostri interessi, i nostri piccoli o grandi problemi.
La morte, con tutta la sua enorme importanza sulla vita stessa incombe su di noi.
Mi sono reso conto che penso spesso, rifletto, prego, vivo, l'istante, l'adesso.
Il pensare alla morte è stato un po' come uno schiaffo inaspettato.
Viviamo in Gesù, in chi moriamo?
Ho l'impressione che il 'dopo', almeno, negli ambienti che frequento, sia trascurato rispetto al durante.

La vita eterna, il mistero della morte, i 'cieli' di Dio.
Gesù Cristo, con la sua esistenza storica e la sua divinità mi attrae a tal punto che, tenendo conto della mia età (piena di speranze e prospettive) non penso più di tanto al 'dopo'.

La vita paradossalmente perde tutto il suo significato, perchè solo Cristo glielo dà.
Il mio rischio è di trasformare quel 'glielo dà' in 'ha importanza': 'Solo Cristo ha importanza'.
Verissimo, ma anche questa nostra povera vita imperfetta ha bisogno di essere illuminata e siamo chiamati a dare un senso alla nostra esistenza con atti che alla fine interagiscono con il mondo esterno; non basta la fede, servono anche le opere! Quanto è straordinario il Cristianesimo.

La morte per me è un campanello d'allarme: mi ricorda che per quanto sia fortunato e felice il senso ultimo della mia esistenza non è sgambettare sulla terra e vivere 80 anni.
una prospettiva piuttosto sconvolgente: è giusto che sia così.

Cosa sono le nostre esistenze, comparate al mistero di Dio , della Creazione, di Cristo, al mistero della vita.

Penso che l'unica cosa che posso fare sia pregare e ancora pregare, non per capire questi misteri, ma per avvicinarmi a Gesù, colui nel quale tutti questi misteri convergono e per il quale hanno ragion d'essere.

domenica 5 ottobre 2008

Partenza

Partenza, Madonna della Guardia, 4 Ottobre 2008 (S. Francesco d'Assisi)



Dovendo decidere il luogo della nostra Partenza, lo start, abbiamo scelto la Guardia.

Qua in cima siamo lontani dal solito, il nostro formicolare quotidiano da qui appare poca cosa..

Siamo di fronte a noi stessi, prima di tutto e guardiamo anche molto più in alto, confidando in Maria. Quando vengo qui c'è sempre un motivo; cerco, come posso, di far luce sulla mia vita;

una luce, che cambia ogni prospettiva e apre davvero gli occhi: se la si incontra non li si può tener chiusi; la fede li spalanca.


Non abbiate paura: aprite, anzi,

spalancate le porte a Cristo!


Giovanni Paolo II - 22 ottobre 1978


Sul punto di partire posso dire di aver trovato la vera fede, che ho cercato ansiosamente per anni, capendo infine che 'bastava' farmi trovare.


Non già la carne o il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei Cieli

(Mt 16,17)

.

Nella fede mi si sono aperti nuovi orizzonti e ho trovato una bellezza che a volte paralizza per la sua grandezza e che, silenziosamente, impone la conversione.


Quanto maggiore è lo sforzo che l'uomo si impone per raggiungere la più alta purezza della sua vita, tanto più in forma chiara e spaventosa, gli si presenta alla luce del divino l'immensa precarietà e problematicità di tutto il suo essere.


(Gesù il Cristo, Karl Adam pag. 120)


Mi sono servito di un Papa, un evangelista ed un teologo perché sicuramente le loro parole sono più efficaci delle mie; le ho fatte mie e le ho annotate mentre le leggevo, non saprei descrivere meglio come mi sento. Ultimamente mi capita anche di recitare o leggere formule o preghiere di lode e, inaspettatamente, di sentirle. Un discreto passo avanti per un ghiacciolo come me.


Lo scoutismo, anche nella fede, mi ha dato molto; ora vorrei cercare di dargli qualcosa io.

Non mi definirei il classico scout: ho da sempre alcuni difetti che non mi hanno fatto vivere al meglio tutti questi anni di crescita. Per fortuna si cambia e il Clan è stato una rampa di lancio non indifferente: ha assolto il suo scopo, prelevandomi dal mio angolo e buttandomi in mezzo ad un sacco di cose..

Mi ha proiettato nella vita, insegnandomi a sfruttare le mie risorse al meglio, a non tenerle per me, mal utilizzate. Il servizio è il cardine di tutto il sistema o, come direbbe Geru, tutto vi è incardinato.

Mi sento pronto a portare un po' di me in mezzo a bambini, ragazzi, o chi altro e a educarli ai valori dello Scoutismo e del Cattolicesimo; non solo ad un insieme di regole o di usanze, che sono sicuramente importanti, ma solo derivate, bensì allo sconvolgimento totale della propria vita, all'apertura all'Altro e agli altri, a riconsiderare la propria esistenza alla luce di Gesù.


Tutto ruota intorno alla partenza: è il punto di non ritorno. I Capi servono in vista della Partenza e i ragazzi camminano verso di essa. L'importanza che le sta dietro fatica ad essere intravista dietro il momento fisico della cerimonia, seppur carico di emozioni; credo nella Partenza, non è retorica.

Siamo chiamati a camminare sulla strada del Signore e di quel baffone di B.P. :

oggi sto rispondendo.

In passato lo scoutismo mi sembrava, sì, una buona cosa, ma non gli attribuivo il valore che ha per me adesso; mi arrovellavo per scorgere un ponte, il modo di collegare, almeno in teoria, il Cielo alla Terra, pensando ingenuamente di capirci qualcosa; separavo lo scoutismo dall'ambito religioso, sotto certi aspetti.

Posso dire che ora lo scoutismo è diventato quel ponte, il campo dove lavorare, una strada da percorrere. Non ne faccio la mia religione né il mio idolo; ne faccio la vanga con cui zappare, anche se come il clan sa bene : “non sono adatto ai lavori manuali” =)

Qualche manata come quella qui sotto ogni tanto me la merito!

Concludendo, vorrei dire grazie a tutti i Capi che si sono impegnati per farmi diventare un 'uomo della partenza'; il vostro servizio, anche se a volte non vi abbiamo gratificato, è stato vitale, nel vero senso della parola: il modo primo e ovvio, anche se non scontato, con il quale ringraziarvi mi sembra quello di seguire le vostre orme e il vostro esempio. Baden Raoul, Stefano, Monica, Carlo, Signorini, Serse e la signorina Rottenmeier, per citare solo la branca R/S, siete stati fantastici, dei veri Capi, vi devo molto.

Grazie poi ai don, che tentano di capire questi pazzi in camicia azzurra e li indirizzano nelle giuste direzioni, siete fondamentali e arricchite la comunità.

Grazie al Clan: vi stimassi a tutti e vi vorrebbi bene, W allo Godsofometal; utilizzate gli strumenti che avete a disposizione; vi auguro le cose migliori... E quando sarete in cima a una collinetta e avrete raggiunto di corsa il clan di giù, saprete cosa gridare!

Sappiate che tengo molto a tutti voi, anche se a volte non ve lo dimostro..

Grazie anche a tutti i compagni di strada, sia i capi e i rover più grandi con cui ho fatto servizio, sia i 'piccoli' , i miei amici di sempre, non vi citerò di persona, anche se lo meritereste, non fate i permalosi però :) ; essere vostro amico è come far parte di un clan permanente,

siete uno stimolo continuo..(Proprio come un lassativo preso a sorsate.. )

Last but not least, vorrei ringraziare, lodare, Dio per molte cose, ma soprattutto per averci dato l'opportunità di vivere per scoprire il Suo volto e perché la bellezza delle vie che ci dà per farlo è insuperabile.

Come non citare questa frase fondamentale di Gesù, la mia 'preferita'..

Io sono la via, la verità e la vita

sabato 20 settembre 2008

Non abbiate paura! II

Sto scoprendo il mondo della letteratura cattolica. Straordinariamente utile e proficuo per camminare nella fede.
Ora sto finendo 'Gesù il Cristo', del teologo tedesco Karl Adam: un libro di 'teologia' alla portata dei più, che analizza la vita storica e il significato profondo e divino dell'esistenza di Gesù ed è un forte stimolo nonchè un notevole approfondimento spirituale e teologico su Gesù.
Inoltre sto leggendo 'La teologia del corpo', una raccolta di catechesi del mercoledì di Papa Giovanni Paolo II sulla sessualità e l'amore, per prepararmi meglio su un tema a me caro; si sta rivelando utile sia per rafforzare in me il valore della castità, sia per rendermi in grado di trasmetterlo meglio agli altri.
L'ultimo libro a cui mi sto accostando è 'Varcate la soglia della speranza', un'intervista a distanza con Papa G.Paolo II le cui risposte sono intrise di passione e vicine ai sentimenti degli uomini; in questo libro si parla del centro della fede cristiana: Gesù, Dio, la salvezza, la redenzione, il rapporto con il mondo e con le altre religioni, ed è una forte riaffermazione dei documenti del Concilio Vaticano II, di cui sto imparando molte cose.
Prego perchè il Signore mi conceda sempre questa sete di Gesù Cristo grazie alla quale sono felice di poter dire che la mia fede si sta svegliando, sta raggiungendo la vera dimensione di 'fede', che purtroppo prima mi era celata.

E citando sempre il grande Papa e anche un po' papà Giovanni Paolo II : 'Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!'

è proprio vero.


edit: mi sono accorto qualche giorno dopo aver scritto questo post che avevo dato lo stesso titolo a un altro, più vecchio. Beh.. Non abbiate paura due volte allora :)

mercoledì 10 settembre 2008

Preghiera delle ore

Ho cominciato martedì sera la preghiera delle ore.
Lodi mattutine, Vespri e Compieta.
L'inizo è promettente, finalmente riesco a dedicare più tempo alla preghiera e che preghiera!

Salmo 85, 5-8

Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, innalzo l'anima mia.


Mi rappresenta, ora come ora.

lunedì 1 settembre 2008

Riflessioni

Visto che è da un po' che non scrivo...
Riporto qui sotto una risposta che ho dato di getto, via mail, a una giornalista che mi ha chiesto cosa pensassi delle GMG e di cosa può fare la Chiesa per i giovani.
Se non siete d'accordo o se volete dire qualcosa in proposito i commenti sono ben accetti :)

Non sono mai stato a una Gmg, nè ho mai pensato realisticamente di andarci. Ovviamente non perchè sono contrario, ma di sicuro per la spesa e perchè in fondo grandi e piccole esperienze comunitarie(seppur non di tali dimensioni) anche alla presenza del cardinale Bagnasco o del Papa(quando è venuto a Genova) non mi mancano.

Penso che la Chiesa abbia bisogno di essere più trascinante. Personalmente cammino con fatica sul mio percorso di fede, con alti e bassi, sempre all'interno della Chiesa Cattolica, non lasciando mai spazio a personalizzazioni pericolose o autogiustificazioni ma cercando di discernere la verità e la giustizia, aiutato da diversi strumenti, e una volta compresa la via, sceglierla. Trovo molto utili gli incontri con i giovani del cardinale Bagnasco, ma anche parlare o discutere con ''semplici'' preti di periferia, nonchè confrontarmi con (ahimè) pochi ragazzi della mia età.
Penso che sia all'interno della Chiesa, che di realtà più ristrette(come l'AGESCI, di cui faccio parte), ci sia grande bisogno di spiritualità, di insegnare il cambiamento, la conversione.
Con cambiamento intendo disponibilità a lasciarsi cambiare dentro dalla fede in gesù; disponibilità a mettersi in discussione per migliorare. Non fare mai niente solo ''perchè mi va'' o sapendo interiormente che non è la cosa giusta. Colgo, forse sbagliando, che i giovani cristiani, in stile GMG, siano visti più come una massa di persone accomunate dalla stessa religione e che possano cambiare la società, o comunque orientarla secondo giusti valori.
In questo periodo penso che la conversione e il continuo cammino debbano partire dalla persona. A volte quasi temo che essere accomunati distolga da ciò che siamo e ciò che potremmo essere.
Quindi, in sostanza, sono favorevole alle GMG, sia per l'effetto che sortiscono nei giovani, sia perchè vengono trasmessi ottimi messaggi con risonanza mondiale.
Personalmente avrei bisogno di stimoli profondi,puntuali, che trascendano un messaggio che vada bene per centinaia di migliaia di giovani, e quindi non sia, necessariamente troppo approfondito; Infatti sto cercando un direttore spirituale e mi chiedo costantemente cosa potrei fare per migliorare nella fede.

sabato 9 agosto 2008

Lupetti

Questo appena concluso è il terzo anno consecutivo che faccio servizio ad un campo lupetti..
La cosa straordinaria (per me), che sento ogni volta in misura maggiore, è che non li considero dei ''clienti'' a cui somministrare un qualcosa, oppure un gruppo di persone da ''tenere''.
Avverto sempre di più che io li ''amo''. Non sono dei marmocchi, oppure dei bambini che non rivedrò probabilmente mai più..
Sono loro; portano con sè un mondo, un carattere, un futuro che può solo essere scorto da lontano; sono buoni, affettuosi, sono bambini :), spesso sono anche migliori degli adulti. Mi ritengo fortunato a poter avere esperienze di questo genere e non vedo l'ora di essere in Co.Ca per potermivici dedicare di più.
Grazie!

domenica 27 luglio 2008

Ho paura

Ultimamente ho un po' paura..
Paura per il futuro.. Mi sento un estraneo in questa società..
Ho paura di non trovare una ragazza da amare dopo i rovinosi fallimenti, da cui imparo ovviamente qualcosa ma che sono pur sempre fallimenti..
Ho paura che le "brutte abitudini" in cui siamo immersi non mi permettano di essere felice..
Felice perchè guidato da un felicità radiosa, che poche volte ho provato o visto in altre persone..
Una consapevolezza, un senso, che non ha bisogno di spiegazioni perchè
è chiara in se stessa e in Dio.
Ho paura di non farcela a pensarla di testa mia, di non riuscire essere testimone di Qualcos'altro, sia per me che per gli altri.
Ricordo con molto piacere la visita del Papa a Genova qualche mese fa: le sue parole sono state veramente speciali..
Abbiamo bisogno di stimoli alti..
E' fondamentale che siamo costantemente consapevoli che la vita non è andare a scuola, lavorare, fare sport, divertirsi o altro..
Ci vuole qualcosa che la sorregga in ogni suo istante, un senso profondo che con forza la tenga in pugno e la riempia di significato..
Il mio filosofo preferito, Kierkegaard, parla della fede come un salto mortale.. l'adesione è una serie di questi salti :) e necessita di costante ravvivamento..
A me saltare piace un sacco.. Vorrei farlo più spesso..
Francesco

sabato 19 luglio 2008

Riconciliazione

Grazie Don Marco di Savona.. :)
E' nata la Nu.GE.A.Che. :D

mercoledì 25 giugno 2008

Perdono

A volte rischio di essere troppo severo con me stesso..

Ma la coerenza, questo grande valore, a volte è un po' opprimente..

9 Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.

Se penso che una cosa sia giusta (o viceversa) la coerenza mi dice fallo! oppure non farlo! :)
Sarebbe bello se fossi un po' più sereno..
Penso che la soluzione sia la preghiera e la tranquillità..
Sotto esami però non è la cosa più facile..
Ciau

domenica 22 giugno 2008

Non abbiate paura!

Non abbiate paura, chi mi riconoscerà davanti agli uomini,
anch'io lo riconoscerò davanti al padre mio.

Il vangelo di oggi parlava di esporsi alla luce
(di nuovo la luce :) )
e di annunciare a tutti ciò che Gesù ci sussurra all'orecchio..
L'incontro personale e la sperimentazione di Dio che avviene nel nostro intimo acquista quindi valore quando è condivisa quando è messa in comune, in comunione..
Un'esperienza o un pensiero nascono nel singolo ma vanno valutati all'interno di un mondo vastissimo e ricchissimo qual'è quello della dottrina e della tradizione, gli scritti dei Padri, dei santi.. Ma anche con gli stessi amici..
vedo con dispiacere che molti si costruiscono una religione 'fai da te'..
E non si affidano a quanto di bello è già stato fatto, non si affidano alla promessa dello stesso Gesù e alla Chiesa..
Se posso capirne le motivazioni non ne capisco il senso..
Come potrei credere a una cosa che ho deciso io di punto in bianco?
Crederei in me stesso :)
Secondo me credere è aderire..
Non vuol dire fare qualcosa che non si crede giusto; vuol dire disporsi a capire la Verità senza pregiudizi e aprirsi alla Parola..
Non è detto che una cosa che non riusciamo proprio a mandar giù
sia così per sempre..
Esiste la conversione..
Altro tema fondamentale, di cui parlerò più avanti..
Ciau



sabato 21 giugno 2008

L'ombra della Luce

L`ombra Della Luce

Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso, si fa incerto,
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Riportami nelle zone più alte
in uno dei tuoi regni di quiete:
E' tempo di lasciare questo ciclo di vite.
E non mi abbandonare mai...
Non mi abbandonare mai!
Perchè, le gioie del più profondo affetto
o dei più lievi anditi del cuore
sono solo l'ombra della luce,
Ricordami, come sono infelice
lontano dalle tue leggi;
come non sprecare il tempo che mi rimane.
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Perchè, la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l'ombra della luce.


Ho scelto questa canzone di Franco Battiato come primo post
per diversi motivi..
Parla di luce, come uno dei miei versetti preferiti del Vangelo:
Giovanni 3,21
Ma chi opera la verità viene alla luce,
perché appaia chiaramente che le sue opere
sono state fatte in Dio.


L'ombra della luce..
Così, in un modo un po' fantasioso mi sono immaginato gli uomini come irradiati da questa luce.
La luce proietta un'ombra a seconda della forma del corpo e questo mi ha fatto pensare che la ricerca di Dio e della verità significhi lasciarsi guidare da questa Luce e creare l'ombra giusta..
Mi sono soffermato spesso a pensare alle scelte che facciamo ogni giorno..
Non sono nessuno per affermarlo, ma mi pare che la Verità imponga un'unica via.. e che noi spesso sentiamo qual'è..
Credo, sì, che più ci si è allontanati dalla Verità più questo processo sia difficile..
L'unica cosa che posso e possiamo fare è cercare di andare verso la Luce, ed essere disposti a metterci in discussione..
Un accostamento umile al senso della vita..
Ho messo anche il video..
e' veramente una bella canzone..
Ciau